Nel 2013 un allevatore di Parma causò la morte del suo cane, un bracco, al quale aveva messo un collare elettrico. Per questo è stato il Tribunale emiliano lo ha condannato per maltrattamento di animali in un procedimento penale in cui l’Ente Nazionale Protezione Animali si era costituito parte civile. Il collare antiabbaio è un dispositivo che genera scariche elettriche non appena il cane inizia ad abbaiare.
Il cane era stato trovato morto dalla polizia municipale sul ciglio di una contrada vicino alla tangenziale di Fontenallato, a Parma, alla fine dell’estate del 2013. Non era stato investito, non c’erano tracce di ferite o traumi. Indossava però un collare elettrico e aveva del sangue che fuoriusciva dalla bocca. “Le scosse del collare possono aver ucciso il cane”, si legge nella sentenza.
Secondo il giudice Giuseppe Monaco, che ha condannato in primo grado l’allevatore di 48 anni al pagamento di 6 mila euro di multa per maltrattamento di animali, oltre al pagamento delle spese processuali e ai danni alla parte civile Enpa, il bracco sarebbe quasi certamente morto per le scariche elettriche provenienti dal collare, uno strumento in grado di individuare le vibrazioni che vengono diffuse dalle corde vocali dell’animale nel momento in cui inizia ad abbaiare.
Durante il dibattimento, è emerso che l’allevatore utilizzava costantemente il collare elettrico per impedire che il suo cane abbaiasse. Di più: nel corso di un sopralluogo nel fondo agricolo del 48enne, è risultato che anche altri cani indossavano il collare elettrico. “È conseguenza diretta”, afferma il giudice nella sentenza, “desumere e concludere che il cane possa anche essere morto a seguito degli impulsi elettrici ripetuti, e con ogni probabilità incontrollati, dati da quel collare”.
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Racconta l’Enpa che “il bracco era stato ceduto dall’originario proprietario all’allevatore di Parma proprio perché abbaiava molto e perché, quando lo portava a caccia, non era disciplinato. L’uomo, invece di consultarsi con uno specialista, ha deciso di risolvere il problema con un collare elettrico dando inizio al lungo calvario del povero cane, fino alla morte. Tra l’altro, il collare impiegato era anche fuorilegge poiché privo del marchio Ce”. Il giudice ha anche ascoltato un elettricista, il quale ha affermato che “la scarica elettrica provocata da quel collare, privo di certificato di conformità, era di una certa intensità”.
“Il collare elettrico è molto più diffuso di quanto si pensi ed è purtroppo acquistabile senza problemi”, afferma la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi. “Si tratta di un vero strumento di tortura per gli animali ed è ora di dire basta e vietare la vendita anche di quelli con il marchio Ce. Questa sentenza crea un precedente che fa ben sperare, e per questo ringraziamo il giudice per la sua competenza e per la sua attenzione, ma non è abbastanza. C’è ancora tanta ignoranza sul tema del collari elettrici: dobbiamo dire con forza che usarli è illegale proprio perché rappresentano per i cani, sempre, una vera e propria tortura”.
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