Comparotto: «Gli Stati Uniti, con i loro grandi parchi abitati da orsi, dovrebbero insegnare qualcosa, ma evidentemente il Trentino è lontano anni luce da una moderna cultura di convivenza uomo-animale»
Reagire al primo contatto fra un umano e un orso con la cattura e messa in cattività dell’animale è un’ammissione implicita del fallimento del progetto Life Ursus e soprattutto dell’incapacità della Provincia autonoma di Trento di gestire la reintroduzione forzata dei plantigradi nel suo territorio. Così l’Oipa Italia alla notizia della cattura di un giovane orso, forse M57, ad Andalo, poi imprigionato nel recinto del Casteller.
L’orso fa l’orso. E se ha fame, cerca cibo anche diventando ‘confidente’. Sta ai gestori del territorio fare in modo che sia data una corretta informazione alla popolazione, sin dai banchi di scuola, su come comportarsi in natura e sul corretto comportamento nel caso s’incontri un orso durante un’escursione.
«Il carabiniere aggredito la scorsa notte è stato probabilmente incauto e non per questo l’animale dev’essere penalizzato con la cattura e la cattività», dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Gli Stati Uniti, con i loro grandi parchi abitati da orsi, dovrebbero insegnare qualcosa, ma evidentemente il Trentino è lontano anni luce da una moderna cultura di convivenza uomo-animale. Se un orso fa l’orso si cattura, si mette in gabbia o, peggio, si abbatte. Siamo all’Età della Pietra».
Negli Usa, ricorda l’Oipa, all’ingresso dei grandi parchi sono distribuiti dépliant in cui si spiega come comportarsi nel caso ci s’imbatta in un orso, evitando comportamenti che lo potrebbero attirare, s’invita a portare con sé il cibo in contenitori ermetici, i bidoni della spazzatura sono a prova di orso, numerosi cartelli che ricordano continuamente le regole per la sicurezza. E, senza andare troppo lontano, anche la gestione dell’orso in Abruzzo potrebbe insegnare molto al Trentino e alla Provincia autonoma di Trento.