Dall’inizio della stagione venatoria ad oggi è un “bollettino di guerra”, in continuo aggiornamento. Dal 1° settembre ad oggi si contano in Italia 11 feriti durante battute di caccia, d cui 5 non cacciatori. Il conteggio lo tiene l’Associazione vittime della caccia: “Da come è iniziata non sarà una stagione venatoria diversa dalle altre, i casi con vittime per le armi da fuoco dei cacciatori hanno già cominciato a scandire, uno dietro l’altro, senza pietà alcuna le cronache d’Italia”,dichiara Daniela Casprini, presidente dell’associazione, “Un dato importante che emerge dall’analisi di questi nuovi casi è l’età dei cacciatori responsabili d’incidenti o aggressioni: 70 anni in media. Dato che conferma quanto già emerso nelle precedenti stagioni venatorie su un campione più ampio”.
Tanti, troppi, i casi che, pur senza spargimento di sangue, di fatto costituiscono tutte le premesse per una tragedia. “Non si può tacere sul caso di Montenars, in provincia di Udine, dove un proiettile da caccia grossa è andato a conficcarsi nel frigorifero di un’abitazione alle 6 del mattino”, racconta Casprini. “Esistono anche casi di violenza domestica come quello di Olbia, in cui un uomo che maltrattava la moglie si è visto revocare la licenza di caccia e sequestrare le armi, a causa dell’ennesima lite violenta con minacce e percosse contro la donna. Oppure il caso di Francavilla Fontana in provincia di Brindisi, in cui un energico 79enne ha sparato e colpito, di notte, un’auto parcheggiata vicino al suo podere, con dentro due ragazzi”.
Non mancano casi di “attacco” a guardie zoofile: “Le guardie volontarie dell’Anpana di Mantova si sono viste impallinare la macchina durante il loro giro di perlustrazione il primo giorno di apertura, per fortuna senza gravi conseguenze”, continua Daniela Casprini. “Per non citare poi i casi intercettati di caccia nel mancato rispetto delle distanze dalle case e dalle strade che sono anche troppi per poterli elencare: tra rassegne stampa e allarmate segnalazioni alla nostra associazione non si contano nemmeno, eppure sono motivo di grave allarme sociale e ribellione da parte di chi in campagna ci vive, ma non vuole certo morirci a causa dei cacciatori”.
Vignetta di Vauro