Roma, 20 ottobre 2018. Un altro morto a causa della caccia, a pochi giorni dall’apertura della stagione venatoria 2018-2019. E’ accaduto nel Reatino.
La vittima è un cacciatore ventenne che era rimasto ferito questa mattina poco prima delle 10 durante una battuta di caccia al cinghiale, in una zona tra Santa Rufina e Cupaello, in provincia di Rieti. Ferito al basso addome sinistro, è stato trasferito in ambulanza all’ospedale San Camillo de Lellis, dove è stato operato d’urgenza. Nonostante i tentativi fatti dai sanitari per salvargli la vita, il giovane è spirato. La dinamica dei fatti è ancora al vaglio degli inquirenti.
“La responsabilità politica e morale di questa nuova morte di caccia, l’ennesima, ricade chi non ha raccolto l’appello alla chiusura della stagione venatoria, che abbiamo lanciato dopo la morte di Nathan Labolani”, dichiara Annamaria Procacci, responsabile Enpa per la Fauna selvatica. “La vicenda di questo ragazzo ricorda drammaticamente quella del 19enne ucciso ad Apricale, nell’Imperiese, avvenuta venti giorni fa. Oggi possiamo dire che quella morte è stata del tutto inutile, poiché non è servita ad evitare un’altra tragedia. Se il Governo e il ministro dell’Interno, che hanno tanto a cuore la sicurezza e l’incolumità degli italiani, ci avessero dato ascolto e avessero fermato la stagione venatoria oggi non ci troveremmo a piangere un’altra vittima. E’ inaccettabile che in Italia si continui a morire per i ‘capricci’ delle doppiette, alle quali viene ancora concesso di uccidere ‘per divertimento’. L’Esecutivo di un forte segno di discontinuità e di responsabilità e faccia l’unica cosa sensata: costringa finalmente i cacciatori ad appendere al chiodo per sempre i loro fucili”.