Ora sono protetti come i panda giganti, le antilopi tibetane e le gru di Manciuria
Le autorità cinesi hanno rafforzato fino al massimo livello le norme a protezione del pangolino, di cui rimangono solo 64 mila esemplari. Lo ha dichiarato il 5 giugno l’Amministrazione nazionale per le foreste e le praterie.
Il provvedimento stabilisce che i pangolini cinesi, i pangolini malesi e i pangolini indiani, di cui in passato era documentata la presenza in Cina, saranno protetti rigorosamente.
Secondo la legge sulla protezione della fauna selvatica, in Cina sono previsti due livelli per la difesa degli animali selvatici e i pangolini erano, fino a questa nuova classificazione, sotto in classe due. Altri animali che godono dello stesso livelli di protezione ora accordato al pangolino sono i panda giganti, le antilopi tibetane e le gru della Manciuria.
Secondo la prima indagine nazionale sulle risorse selvatiche terrestri rilasciata nel 2003, i pangolini cinesi sono stati trovati solo in 11 province della Cina continentale mentre una volta avevano una distribuzione ampia ed erano presenti in 17 regioni provinciali a sud del fiume Yangtze.
L’indagine ha rivelato che il numero di esemplari stimato è sceso ad appena 64 mila per colpa soprattutto della caccia. La Cina ha emesso un divieto di caccia dei pangolini nel 2007 e dal 2018 ha sospeso tutte le importazioni commerciali dell’animale pangolini e dei prodotti da essi derivati.
Le nuove misure vanno ancora una volta nella direzione di una stretta per il commercio e il consumo di fauna selvatica, dopo l’inizio della pandemia di Covid-19. L’ordine emanato dall’ente per la tutela della natura, tuttavia, non fa esplicito riferimento all’epidemia che ha avuto origine a Wuhan.
La carne di pangolino è considerata in Cina una prelibatezza e le scaglie dell’animale sono usate nella medicina tradizionale cinese. Proprio per questo ora il pangolino è in via di estinzione.