L’intervento che ha portato alla condanna è stato condotto dalle guardie zoofile Oipa di Roma
Il proprietario di un cane ha patteggiato davanti al gip di Roma una pena detentiva di 2 mesi e 21 giorni per aver mutilato il suo dobermann per fini “estetici”. L’uomo, che aveva tagliato la coda e le orecchie al cane, era stato denunciato nell’aprile 2018 a seguito di un controllo delle guardie zoofile dell’Oipa Roma, poiché incapace di fornire la documentazione sanitaria che giustificasse le mutilazioni. Le indagini di polizia giudiziaria condotte dagli agenti dell’Oipa avevano dimostrato che il taglio era stato effettuato in violazione della legge. In conseguenza, l’uomo ha patteggiato una pena detentiva di 2 mesi e 21 giorni.
Nell’ambito dell’operazione dell’Oipa Dirty Beauty (Bellezza sporca), le guardie zoofile di Roma da alcuni anni stanno monitorando la pratica illegale della conchectomia (taglio delle orecchie) e caudotomia (taglio della coda), purtroppo ancora diffuse in tutta Italia, in particolare nell’ambiente delle fiere e delle esposizioni canine. Questa pratica, se a fini non curativi, è vietata dalla Convenzione europea per la protezione degli animali da Compagnia di Strasburgo del 13 novembre 1987, ratificata dall’Italia con la legge n. 201/2010.
Le mutilazioni di coda e orecchie sono maltrattamenti puniti dall’art. 544 ter del codice penale, che prevede fino a 18 mesi di reclusione ed una multa fino a 30 mila euro. Tali interventi chirurgici, quando non necessari per motivi di salute, sono invasivi ed inutilmente dolorosi.
“Siamo soddisfatti di questa prima condanna, fiduciosi che non sarà l’unica”, spiega Claudio Locuratolo, coordinatore delle guardie zoofile dell’Oipa Roma. “Dalla fine del 2016 a oggi, l’operazione Dirty Beauty ha portato alla denuncia di oltre 40 persone, tra cui 3 veterinari, cui sono stati contestati i reati di maltrattamento di animali, utilizzo di atto falso, falso ideologico e concorso in reato. Nella maggior parte dei casi, i proprietari esibivano certificati veterinari falsi, e molti certificati autentici erano riconducibili a pochi veterinari, facendo sorgere il sospetto di irregolarità”.
In alcune razze la mutilazione si continua a praticare, tanto che molti cani vengono fatti operare fuori dall’Italia o producendo certificati esteri. In particolare, è ancora in uso tra i dobermann, i pitbull, gli American Staffordshire e altri molossoidi. “In passato si giustificava la pratica asserendo che i cani fossero coinvolti nel combattimento, nella difesa e nella guardia, mentre oggi le giustificazioni, infondate, sono la prevenzione di otiti o traumi”, continua Locuratolo. “Inoltre, gli standard della Federazione cinologica internazionale (Fci), la federazione internazionale degli allevatori di cani, prevede ancora orecchie e coda tagliate per alcune razze, inducendo così i proprietari a sottoporre illegalmente i cani a inutili e dolorose operazioni chirurgiche. La verità è che il taglio delle orecchie e della coda è motivato da una crudele vanità e dal profitto, e chi lo pratica di certo non si cura del benessere del cane”.
Le indagini delle guardie zoofile Oipa proseguiranno e verranno estese a tutta Italia.
L’associazione invita a segnalare casi di mutilazioni ai recapiti pubblicati nel sito www.guardiezoofile.info