È morta durante la cattura Daniza, l’orsa che ad agosto aveva aggredito un fungaiolo per proteggere i propri cuccioli. Ne dà notizia la Provincia di Trento che, dopo il fatto, aveva emesso un’ordinanza per la cattura del plantigrado. «In ottemperanza all’ordinanza che prevedeva la cattura dell’orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo – si legge nella nota della Provincia di Trento -, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire con la telenarcosi. L’intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l’orsa che, tuttavia, non è sopravvissuta». Catturato con le stesse modalità, e poi liberato, anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare al fine di assicurarne il costante monitoraggio. A tal fine sul posto, informa la Provincia, è già operativa la squadra d’emergenza. Dell’episodio sono stati informati il Ministero dell’Ambiente, l’Ispra e l’Autorità giudiziaria. Già in giornata l’animale sarà sottoposto ad analisi autoptica.
Il Corpo forestale dello Stato ha aperto un’indagine d’iniziativa a seguito della morte di Daniza. In queste ore personale del Corpo sta acquisendo documentazione e informazioni presso la stessa amministrazione provinciale e le altre autorità statali e locali coinvolte. Una squadra altamente specializzata in questo tipo di indagini è stata inviata dall’Ispettorato Generale su disposizione del Capo del Corpo per supportare l’attività investigativa dei reparti territoriali. Si ipotizza il delitto di maltrattamento e uccisione di animali. Sempre in queste ore i forestali stanno informando la Magistratura competente dell’accaduto. Già nel mese di agosto il Corpo forestale dello Stato in una lettera indirizzata al direttore Protezione natura del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e al presidente dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) aveva espresso forte preoccupazione per la sopravvivenza dei cuccioli dell'”orsa nati nell’anno e privati dell’assistenza della madre nella ricerca del cibo, nella scelta dei luoghi di rifugio, negli itinerari da percorrere e nella difesa da possibili minacce e da eventuali predatori”. Si evidenziava inoltre nella lettera la “necessità di un’attenta valutazione di come, in tali circostanze, la cattura e la captivazione possano configurarsi come ipotesi di maltrattamento nei confronti dei cuccioli”. Per tali ragioni il Corpo forestale dello Stato chiedeva di “considerare la possibilità di un’ulteriore approfondita riflessione sulle future scelte da mettere in atto”. Lo stesso aveva fatto il comandante regionale del Veneto del Corpo forestale dello Stato, Daniele Zovi, che aveva indirizzato analoga nota al presidente della Provincia autonoma di Trento invitandolo a desistere dalla cattura. Il dirigente esprimeva tutta “la preoccupazione del Corpo forestale dello Stato per la sorte dei cuccioli dell’orsa Daniza in caso venisse catturata e posta in captivazione”.
L’orsa è morta dopo essere stato anestetizzata, una procedura che «è sempre rischiosa negli animali selvatici, per due ragioni: lo stress che può provocare e l’assenza di controlli preventivi che avvengono invece quando una persona, o anche un cane o un gatto domestico si sottopongono a un intervento che richiede la sedazione», spiega all’Adnkronos Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi). «I veterinari lo sanno bene – prosegue l’esperto – Questo tipo di anestesie sono sempre rischiose perché l’animale subisce uno stress importante, anche per lo ‘sparo’ dell’anestetico che è necessario effettuare per raggiungerlo (telenarcosi) e le complicanze che l’anestesia può comportare quando non è possibile eseguire test prima di agire: l’orsa potrebbe aver avuto un problema cardiaco o metabolico sottostante che era impossibile rilevare senza analisi accurate pre-anestesia. La dose di farmaco che si utilizza per addormentare gli animali selvatici è comunque standard e dipende dal peso del soggetto». Quanto ai cuccioli che Daniza lascia, «probabilmente potrebbero avere qualche problema perché gli orsi hanno bisogno di parecchio tempo per capire come si sopravvive, per imparare dalla mamma a cacciare e a procacciarsi il cibo. Un distacco così immediato non avviene mai in natura: gli allontanamenti sono più graduali e, anche se i piccoli sono abbastanza grandi, un evento così immediato per loro potrebbe essere scioccante», conclude Melosi.
(LD)
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