Il Parlamento europeo ha votato lo scorso 14 novembre, durante la sua “mini plenaria” di novembre a Bruxelles, otto emendamenti del Ppe alla proposta di rinvio di un anno dell’attuazione del regolamento Ue contro la “deforestazione importata”. Un regolamento che era già stato approvato definitivamente dal Consiglio Ue il 16 maggio 2023, ed è già entrato in vigore dal 29 giugno dello stesso anno.

Gli emendamenti, approvati con una maggioranza in alcuni casi di soli tre voti, e sempre con il sostegno del Ppe, dei Conservatori dell’Ecr e dell’estrema destra, non si limitano alla questione del rinvio dell’attuazione (come prevede la proposta della Commissione), ma introducono una modifica sostanziale al regolamento già in vigore, definendo una nuova categoria di paesi “a rischio zero di deforestazione” che potrebbero esportare nell’Ue senza sottostare ai controlli che sono imposti per le importazioni dai paesi delle altre categorie già previste, a rischio “basso”, “standard” o “alto”. Alla fine la posizione della plenaria sul regolamento emendato è stata approvata con 371 voti a favore, 240 contrari e 30 astenuti. E’ la prima volta che passano degli emendamenti riguardanti un dossier legislativo con la cosiddetta “maggioranza Venezuela” di destra, formata da Ppe, Ecr, “Patrioti” e sovranisti. Nei casi precedenti si era trattato di risoluzioni non vincolanti (come quella sul Venezuela di settembre) o non legislative (sul bilancio Ue e sul calendario delle audizioni dei commissari designati).

Lo scrutinio si è svolto in condizioni difficili, perché diverse apparecchiature individuali di voto elettronico non funzionavano, soprattutto quando gli eurodeputati si sono espressi sui primi emendamenti. Ma la presidente del Parlamento, Roberta Metsola, che ha spesso ritardato il voto accertarsi del fatto che tutte le apparecchiature funzionassero (anche facendo cambiare posto ad alcuni eurodeputati), non ha accettato di ripetere lo scrutinio, come avevano chiesto la capogruppo dei Liberali di Renew, Valérie Hayer, e la capogruppo della Sinistra, Manon Aubry. Una richiesta di ripetere il voto è comunque stata presentata formalmente, hanno riferito fonti di Renew. E’ importante comunque notare che il Ppe, poco prima del voto, aveva ritirato sei dei 15 emendamenti inizialmente proposti: quelli che avrebbero davvero svuotato il regolamento, introducendo una serie di esenzioni per tutto il settore del commercio, e rimuovendo alcune delle misure vincolanti per certe categorie di imprese, e quelli che chiedevano di raddoppiare a due anni la durata del rinvio dell’attuazione delle nuove norme.

Secondo quanto riferito da fonti di Renew, la decisione di ritirare gli emendamenti è stata presa dai negoziatori del Ppe e dei Liberali, in cambio dell’impegno di Renew a non votare contro la risoluzione finale, qualunque fosse stato l’esito del voto sugli emendamenti restanti che sono stati proposti. Il regolamento impone un “dovere di diligenza”, con norme obbligatorie, a tutti gli operatori e commercianti che immettono sul mercato Ue, o esportano da esso alcune materie prime (olio di palma, prodotti bovini, legno, caffè, cacao, gomma e soia), in modo da garantire che non provengano da terreni che sono stati oggetto di deforestazione. Le norme si applicano anche a una serie di prodotti derivati quali cioccolato, oggetti di arredamento, carta stampata e prodotti per l’igiene personale a base di olio di palma. Gli operatori saranno tenuti a garantire la tracciabilità delle materie prime da loro vendute, rispetto ai terreni da cui provengono.

Il regolamento prevedeva originariamente che le sue disposizioni diventassero vincolanti dal 30 dicembre 2024 per le imprese e gli importatori di grandi e medie dimensioni, e sei mesi dopo, dal 30 giugno 2025, per le piccole e micro imprese. Ma la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa il 2 ottobre scorso, che prevede di una modifica del testo già approvato, per ritardare di un anno esatto queste due scadenze, portandole rispettivamente a fine 2025 e a metà 2026. L’obiettivo dichiarato della Commissione era quello di rendere le nuove norme applicabili in modo più agevole ed efficace da parte degli operatori di mercato. La proposta, nella sua introduzione, sottolinea quattro volte che la Commissione non intende modificare alcuna norma sostanziale del regolamento. I ministri in Consiglio Ue hanno già approvato in prima lettura la proposta di rinvio di un anno.

Dopo l’approvazione degli emendamenti del Parlamento europeo, che cambiano il testo approvato dal Consiglio e mirano anche a cambiare sostanzialmente il testo del regolamento, le due istituzioni dovranno ora cercare un accordo nei negoziati a tre con la Commissione (Trilogo). La Commissione dovrà decidere a questo punto se bloccare il tentativo del il Ppe, di stravolgere un regolamento già in vigore, che ha dichiarato ripetutamente di non voler assolutamente modificare (tranne che per i tempi di attuazione). Va ricordato che l’Esecutivo comunitario può ritirare, o minacciare di ritirare, in qualunque momento del processo di approvazione le sue proposte legislative, se lo considera opportuno. Appare comunque improbabile che il Consiglio accetti anche solo in parte le modifiche sostanziali chieste dal Parlamento europeo, in particolare riguardo alla creazione della categoria dei paesi esportatori extra Ue “a rischio zero” di deforestazione (mentre sarebbe stato probabilmente più facile far passare l’esenzione del settore del commercio dagli obblighi del regolamento, previsto dagli emendamenti ritirati). E il tempo è contro gli emendamenti voluti dal Ppe e dall’estrema destra: se i negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio non riusciranno a trovare un accordo entro poco più di un mese, la proposta di ritardare di un anno l’attuazione del regolamento non potrà essere approvata prima che i nuovi obblighi per le imprese entrino in vigore “di default”, il 30 dicembre, come previsto dal testo originario.

(Fonte: Askanews)

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