Uno studio svolto dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) per conto della Commissione europea, pubblicato lo scorso 12 settembre, ha stimato che fino a due milioni di uccelli l’anno muoiono per avvelenamento da piombo, o ingerendo direttamente i granuli o per contaminazione secondaria, come nel caso dei rapaci. Da rilevare che ogni anno nell’Unione europea vengono disperse oltre 30 mila tonnellate di piombo per via delle munizioni usate nelle attività venatorie e nei poligoni di tiro.
Il dossier dell’Echa dimostra la necessità di un’azione a livello europeo volta alla proibizione dell’uso delle munizioni contenenti piombo nelle zone umide.
Il piombo e i composti di piombo sono nocivi per la salute umana e pericolosi per l’ambiente e per gli uccelli acquatici. L’utilizzo delle munizioni da caccia comporta la contaminazione delle prede con frammenti di piombo e il rilascio nell’ambiente in grandi quantità. Questo scenario, oltre a comportare rischi sanitari per cacciatori e consumatori di selvaggina, ha ripercussioni sull’ambiente, in particolare sulla fauna delle zone umide che può ingerire il piombo presente nei sedimenti e sui predatori al vertice della catena alimentare, come i rapaci.
Le criticità sanitarie e ambientali legate all’uso del piombo nella caccia hanno portato alla definizione dell’accordo internazionale Agreement on the conservation of african-eurasian migratory waterbirds (Aewa), di cui l’Ue è parte, definito nel 1995 e recepito dall’Italia con la legge n. 66 del 6 febbraio. Questo accordo, volto a tutelare l’avifauna acquatica migratrice e il suo habitat, impegna i contraenti a superare l’uso delle munizioni contenenti piombo per la caccia nelle zone umide nel più breve tempo possibile. Al momento l’Italia, con il decreto n.184 del 17 ottobre 2007, ha attuato l’accordo solo nelle Zone speciali di conservazione (Zsc) e nelle Zone di protezione speciale (Zps) della Rete europea Natura 2000.