Nonostante la mobilitazione delle associazioni e degli amanti degli animali, il 27 settembre scorso la Giunta di Roma Capitale, guidata da Virginia Raggi, ha approvato la delibera contenente lo schema di protocollo d’intesa con Regione Lazio e Città Metropolitana per il “contenimento” dei cinghiali.
I piani d’azione possono essere tre: cattura con teleanestesia e conseguente eutanasia del cinghiale; cattura con trappola e conseguente conferimento vivo ad una ditta incaricata per l’allevamento alimentare (le aziende agricole scelte dalla Regione Lazio per il conferimento dei cinghiali vivi sono due, una a Viterbo ed una a Cerveteri); l’abbattimento con arma da fuoco.
Sarà la Città Metropolitana “nelle more delle future attribuzioni di competenze da parte della Regione” a impegnarsi sia negli interventi di cattura in teleanestesia, avvalendosi del personale veterinario delle Asl, sia in “eventuali abbattimenti selettivi“.
“Siamo sconcertati per la deliberazione approvata. Il testo prevede l’abbattimento selettivo degli ungulati. Una scelta scriteriata che può costituire un pericolo per l’incolumità dei cittadini”, scrive in una nota Rinaldo Sidoli, portavoce di Alleanza Popolare Ecologista. “Ravvisiamo evidenti e chiari profili di illegittimità nella delibera, poiché non è previsto alcun limite agli abbattimenti. Non è un piano di controllo, è più una una caccia selvaggia a un essere innocente”.

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Antefatto 

Approvato dalla Giunta regionale del Lazio, guidata da Nicola Zingaretti,  lo schema di protocollo d’intesa tra Regione Lazio, Roma Capitale e Città metropolitana di Roma Capitale per la “gestione del cinghiale” che prevede tre metodi di eliminazione dell’animale dalla città eterna, dopo la sua cattura: abbattimento con arma da fuoco, eutanasia, conferimento vivo a struttura regionale o a una ditta incaricata (v. lo schema nell’immagine alla fine dell’articolo). Si prevede che le operazioni possano avvenire anche nelle aree protette regionali romane. Costo dell’operazione: 100 mila euro a valere sul bilancio regionale 2019.

Il protocollo d’intesa, di durata triennale (prorogabile), ancora non è operativo: dovrà essere sottoscritto dalle parti. Il “protocollo tecnico” è stato predisposto dall’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra). Si prevede che gli interventi possano essere attuati di giorno e di notte durante tutto l’arco dell’anno. Anche nella stagione riproduttiva, quando sono presenti cuccioli ancora non svezzati, per esempio.

Leggi il documento integrale pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio.

Le associazioni animaliste, che lamentano di non essere mai state convocate in audizione, auspicano che il sindaco di Roma, Virginia Raggi, non firmi il protocollo.

Di’ al sindaco Virginia Raggi cosa pensi di questo protocollo. Scrivile a questi indirizzi email e social:

virginia.raggi@comune.roma.it
lasindaca@comune.roma.it
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Le reazioni delle associazioni 

Lav. “Siamo consapevoli che i cinghiali in città non stanno bene e nemmeno i cittadini con loro”, osserva Massimo Vitturi, responsabile dell’area Fauna selvatica della Lav. “C’è un problema di rapporto con questi animali che non è mai stato gestito. I cittadini non sono consapevoli di quello che combinano quando gli danno da mangiare. C’è il problema rifiuti. E infine un problema sociale. In caso di squilibrio ecologico si deve usare l‘immunocontraccezione: è l’unico strumento che può dare risultati. Non è la sterilizzazione dopo la cattura, ma la somministrazione di un farmaco che rende infertile un cinghiale dai 3 ai 5 anni, tramite iniezione. Non bisogna lavorare sull’aumento della mortalità, ma sulla riduzione della fertilità. Le istituzioni devono impegnarsi per studiare questi sistemi di prevenzione, che ad oggi non ci sono”.

Enpa. “Sostenere che gli abbattimenti sono funzionali a prevenire presunti danni ed eventuali problemi di convivenza con i selvatici è una favola a cui credono, per ovvi motivi, soltanto i cacciatori. Infatti sono più di 20 anni che si spara agli animali con il pretesto di diminuirne il numero eppure ci troviamo sempre a fare i conti con allarmi circa presunte emergenze demografiche”, dichiara Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa. “E’ anche evidente che il coinvolgimento del mondo venatorio e degli Atc  (Ambiti territoriali di caccia) è parte del problema, non la soluzione, poiché  studi scientifici dimostrano come gli spari e le uccisioni abbiano aumentato il potenziale riproduttivo della specie. Inoltre, i cacciatori, oltre ad essere stati i responsabili dell’immissione di cinghiali, hanno tutto l’interesse a sparare il più possibile e, quindi, a perpetuare la presunta emergenza. Il piano della Regione Lazio è arcaico e antiscientifico proprio nella sua impostazione finalizzata soltanto a dare maggiori possibilità di sparo e a mercificare la fauna. Da molto tempo abbiamo inviato alla Regione un documento con una possibile strada da seguire per risolvere eventuali problemi di convivenza, cancellando l’approccio venatorio, promuovendo censimenti scientifici sulle popolazioni mentre oggi abbiamo solo stime dedotte dalle richieste di risarcimento danni, vietando gli allevamenti di cinghiali in tutto il territorio regionale, applicando in via prioritaria i metodi ecologici e la messa in sicurezza delle strade, controllando la compravendita di cinghiali via web, studiando un progetto che preveda la possibilità del controllo della fertilità. Ma queste misure probabilmente vanno contro gli interessi dei cacciatori, e agli agricoltori si preferisce vendere ancora per buona la favoletta che gli abbattimenti sono l’unica valida soluzione, nonostante 20 anni di fallimenti”.

Animalisti italiani. “Chiediamo al sindaco Raggi di non stringere il patto anti-cinghiali con il Presidente Zingaretti, soprattutto considerando che tale forma di ‘controllo faunistico’ e’ la più pericolosa per i cittadini a causa della grande gittata delle armi utilizzate”, dichiara Emanuela Bignami, responsabile nazionale randagismo dell’associazione. “Concedere la caccia durante la stagione riproduttiva, come modalita’ di prevenzione del danno, costituirebbe una grave forma di maltrattamento. I cuccioli rimasti orfani sarebbero condannati ad una morte atroce e sofferta”. Conclude Bignami: “l’emergenza cinghiali non si risolve con la caccia. Uccidendo gli adulti di questi animali s’innesca una risposta compensativa nella fertilita’: gli esemplari aumentano di numero e ne cresce la dispersione. Serve un vero programma di prevenzione con sterilizzazioni e pulizia delle strade. L’abbondanza dei rifiuti urbani li fa arrivare nell’Urbe.

Earth. “La presenza dei cinghiali in città è dovuta alle introduzioni scellerate a scopo venatorio della Provincia di Roma, oggi Città Metropolitana, sempre effettuate ricorrendo a soldi pubblici, ovvero di tutti i cittadini, ha dichiarato Valentina Coppola, presidente dell’associazione Earth. “Si legge nella convenzione che ‘data la disponibilità di fonti trofiche facilmente accessibili’, cioè rifiuti in prossimità di cassonetti, siti non protetti e così via,  è necessario provvedere ad interventi diretti ed indiretti per il controllo numerico dei cinghiali in cui è prevista la cattura e l’abbattimento eutanasico, nonché lo smaltimento degli animali. Dunque bisogna uccidere i cinghiali perché le strade sono sporche e i rifiuti attirano gli animali. Un documento imbarazzante, poiché non tiene conto né del benessere animale, né delle reali capacità di contenimento del numero date dalla cosiddetta ‘caccia di selezione’, che si è mostrata inadeguata negli anni a risolvere il problema. Da parte nostra, abbiamo dato mandato al nostro ufficio legale di studiare la possibilità di ricorrere al Tribunale Amministrativo del Lazio perché questa è veramente una brutta pagina per la Regione Lazio e per Roma Capitale uniti per uccidere animali utilizzando i soldi dei cittadini”.

Oipa. “Uno dei motivi della presenza di cinghiali è quello legato ai rifiuti“, commenta Claudio Locuratolo, coordinatore delle guardie zoofile Oipa Roma. “Altro motivo è che si sottrae territorio ai cinghiali e a tutta la fauna selvatica, costruendo e invadendo la campagna. Tutte le zone di Roma interessate a questo problema sono quelle zone vicine ad aree verdi (Parco di Veio, Parco del Pineto, Spinaceto, ecc.) e quindi vicine all’habitat naturale di questi animali. Le persone in buona fede danno da mangiare agli animali selvatici, ma non devono farlo perché questa specie deve procacciarsi il cibo da solo, ne è in grado. L’uomo deve rispettare le regole della natura e della civiltà. I rifiuti attirano questi animali e ciò crea problemi di convivenza con l’essere umano. I cinghiali che non sono più gli animali autoctoni che erano una volta, molti sono stati importati dai paesi dell’Est Europa e per questo sono anche animali più grandi e prolifici”.

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