Con l’ordinanza del 23 gennaio 2020 il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del Tar del dicembre scorso, ha accolto l’istanza di sospensione cautelare provvisoria del tanto contestato esperimento sui macachi dell’Università di Torino presso l’Università di Parma.
La Lega antivivisezione (Lav), che si batte da mesi contro questa sperimentazione che renderebbe cieche le scimmie, ha mobilitato in questi mesi una grande parte dell’opinione pubblica, che chiede la salvezza degli animali.
La Direzione generale del Ministero della Salute, secondo il massimo organo della magistratura amministrativa, non ha provato l’impossibilità di trovare alternative a una sperimentazione considerata invasiva e dolorosa.
L’ordinanza sospende dunque il decreto di autorizzazione alla sperimentazione sino alla decisione del merito, già fissata dal Tar del Lazio per il 21 aprile 2020, “sede nella quale dovrà essere valutata la completezza documentale e saranno approfondite tutte le delicate e complesse questioni di merito”.
“E’ necessario che sia chi sperimenta a dover provare che non esistono alternative ad una sperimentazione invasiva sugli animali e foriera di sofferenze che la normativa europea e nazionale anche nelle sedi di sperimentazione, prescrive di evitare o ridurre entro rigorosi parametri fisiologici”, si legge nell’ordinanza. Dunque, a dover fornire la prova dell’impossibilità di trovare un’alternativa a una sperimentazione invasiva sugli animali deve essere il Ministero della Salute, e “con la massima urgenza”.
Nella comparazione degli interessi, scrive la Corte, prevale l’interesse della Lav alla tutela degli animali. E ha condannato il Ministero e le Università a rifondere 3000 euro di spese legali all’associazione.
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“Non è servita, quindi, la visita all’Università di Parma effettuata dal Ministero alle porte dell’udienza”, dichiara la Lav, “il cui atto è stato depositato, fuori i termini previsti dalla legge, che attestava che tutto andava bene anche se poi nulla era stato menzionato in merito ai parametri tecnici di stabulazione come luce, rumorosità, capacità di esercizio fisico, foraggiamento, attività di manipolazione e cognitive adeguate alla specie”
Prosegue la nota Lav: “Con questa pronuncia si vuole fare chiarezza oltre il ‘muro di gomma’ che difende un progetto sperimentale in cui emergono sempre di più requisiti mancanti, incongruenze e valutazioni di parte, e si ristabilisce l’importanza dell’interesse alla protezione degli animali, degni di tutela“.
La Lav, protagonista della campagna #civediamoliberi, sostenuta da più di 425.300 persone attraverso una petizione online, torna a chiedere al ministro della Salute, Roberto Speranza, di “revocare l’autorizzazione a questo esperimento che, evidentemente, i funzionari della sua Direzione generale hanno fornito senza le dovute motivazioni, come affermato dal Consiglio di Stato”, e chiede di “portare in salvo i macachi che sono stati catturati in natura, trasportati dalla Cina e ingabbiati per un test peraltro già effettuato altre volte in altri Paesi, senza alcun risultato utile per i malati“.
Come ricorda la Lav, “in questi giorni la Commissione di Bruxelles, in risposta a un’interrogazione relativa al rapporto tra i fondi europei Horizon 2020 e la Direttiva sulla protezione degli animali oggetto di sperimentazione, ha risposto che progetti come quello dell’esperimento sui macachi possono beneficiare di contributi comunitari, in questo caso ben 2 milioni di euro, solo ad autorizzazioni ottenute, cosa che all’epoca l’Università di Torino evidentemente non aveva”.
“Questa vittoria legale, in una battaglia così lunga, è particolarmente importante per fermare subito il progetto di ricerca, prima che inizino le procedure purtroppo più invasive per gli animali”, afferma Gianluca Felicetti, presidente Lav. “Finalmente con questa pronuncia si vuole fare chiarezza oltre il ‘muro di gomma’ che difende un progetto sperimentale in cui emergono sempre di più requisiti mancanti, incongruenze e valutazioni di parte, e si ristabilisce l’importanza dell’interesse alla protezione degli animali, degni di tutela. Questo risultato fondamentale è stato raggiunto anche grazie alle migliaia di persone che hanno già firmato la petizione #civediamoliberi e pacificamente manifestato con noi in questi mesi a Torino, Parma e Roma”.
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