Dare agli animali una nuova identità sociale. È questo l’intento di 24 intellettuali francesi, tra cui i filosofi Michel Onfray ed Alain Finkielkraut, l’astrofisico Reeves, l’ex ministro dell’educazione Ferry ed il monaco buddista Mathieu Ricard, che si stanno impegnando per modificare il codice civile francese e modificare la definizione di animali da “beni mobili” in “esseri viventi e sensibili”. La rivendicazione degli intellettuali è contenuta in un manifesto nel quale viene ribadito che debbano essere considerate “creature” e non più “cose”. A sostegno dell’iniziativa si è schierata anche la Fondazione “30 millions d’amis” con una petizione che ha raccolto oltre 250 mila firme.
Per capire come mai gli animali vengano definiti “beni mobili” anziché essere viventi, bisogna risalire alla stesura del codice napoleonico del 1804, quando gli animali vivevano una dimensione rupestre, venivano utilizzati come forza lavoro nei campi e venivano considerati in assoluto proprietà dell’essere umano come un qualsiasi altro oggetto. Solo molto più tardi arrivò qualche per gli animali domestici, che però vennero considerati esseri sensibili solo a partire dal 1976. Solo nel 1999 il codice penale francese inizia a punire i maltrattamenti verso gli animali. Un enorme ritardo, nonostante la Francia sia il Paese europeo con il maggior numero di animali domestici (attualmente circa 61 milioni).
“Riconoscere gli animali come esseri sensibile vuol dire riconoscere che possono soffrire e significherebbe offrire loro una maggior protezione giuridica contro il maltrattamenti, in ambito domestico, come in quello agricolo e nei laboratori di ricerca” afferma il ministro Ferry. Gli intellettuali sono tutti impegnati a far approvare una nuova sezione del codice civile in cui venga riconosciuto un vero e proprio “diritto degli animali”. (vg)
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