L’Istituto superiore di sanità (Iss) alla vigilia di Natale ha liberato nove macachi utilizzati per studi di immunologia. Ora sono al Centro recupero Biological Diversity di Semproniano (Grosseto), con cui Lav collabora da anni e dove sono già ospitate due colonie liberate dai laboratori dell’Università di Modena e di Padova.
“Ora chiediamo al ministro alla Salute Roberto Speranza di revocare l’autorizzazione dell’anacronistico e doloroso progetto dell’Università di Torino sui macachi in uso all’Università di Parma (vicenda per la quale abbiamo presentato appello al Consiglio di Stato, che si pronuncerà a gennaio). Una revoca che sarebbe in linea con i nuovi orientamenti della comunità scientifica, e in risposta agli oltre 420 mila italiani che hanno firmato la nostra petizione“, afferma la Lav in una nota.
L’associazione ricorda che il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha affermato: «Ribadiamo l’impegno per la messa a punto di modelli innovativi che consentano di acquisire le evidenze scientifiche necessarie, a beneficio della salute». “Una dichiarazione a sostegno di una nuova scienza per il nostro Paese, che deve diventare esempio nella ricerca con modelli alternativi a quelli animali, come voluto dalla legge e dal contesto scientifico internazionale”, osserva la Lav. “Nella stessa intervista, Rodolfo Lorenzini, direttore del Centro nazionale di sperimentazione e benessere animale dell’Istituto, aggiunge come si debba riflettere sull’utilizzo di una specie a noi così vicina. Infatti i primati godono di particolari tutele e il loro utilizzo è vietato, divieto derogabile solo in particolari casi per cui sono richieste evidenze scientifiche ed etiche”.
“Ricordando che i più importanti centri di ricerca pubblica stanno chiudendo le linee di sperimentazione sui primati”, afferma la Lav,”chiediamo al ministro Roberto Speranza di revocare l’autorizzazione dell’anacronistico e doloroso progetto in atto sui macachi di Torino, in uso all’Università di Parma, vicenda per la quale abbiamo presentato appello al Consiglio di Stato, che si pronuncerà a gennaio, in linea con i nuovi orientamenti della comunità scientifica, e in risposta agli oltre 420.000 italiani che hanno firmato la nostra petizione“.
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