Greggi di pecore saranno assunte dal Comune de L’Aquila con il compito di tagliare i prati in cambio di una buona razione di erba primaverile, sostituendo decespugliatori e macchinari, con l’abbattimento di rumore ed emissioni e garantendo la concimazione naturale delle aree verdi. Lo annuncia la  Coldiretti che ha siglato un accordo con il sindaco del capoluogo abruzzese.

L’accordo avrà una durata di 18 mesi e prevede che possano partecipare al servizio solo i produttori agricoli singoli o associati, allevatori di ovini, con priorità ai giovani imprenditori agricoli, iscritti al Registro delle imprese e che operano nell’ambito territoriale amministrativo della Regione Abruzzo. E’ da questo bacino che si attingerà di volta in volta per eseguire le operazioni necessarie alla manutenzione del verde, rese tra l’altro sempre più frequenti dall’innalzamento delle temperature legate ai cambiamenti climatici.

L’accordo siglato a L’Aquila conferma l’interesse crescente delle amministrazioni pubbliche per l’utilizzo delle greggi, una scelta sposata anche altrove con l’arruolamento di un gregge della Val
Trompia nell’alto bresciano per brucare circa 20 ettari di verde urbano, e dal comune di Ferrara per curare lo spazio a ridosso delle mura cittadine, fino alle pecore assunte da grandi multinazionali come la Whirpool per pulire il prato che circonda un proprio stabilimento. “Ma, oltre alla manutenzione del verde ad impatto zero, la presenza delle pecore al lavoro – sottolinea la Coldiretti – creerà occasioni di vere e proprie fattorie didattiche a portata di famiglia, in cui raccontare le tradizioni agro pastorali dei territori abruzzesi”.

Con la bella stagione e la ricrescita dei prati diventa, infatti, necessario provvedere periodicamente al taglio che anziché essere affidato a macchine falciatrici sarà ora eseguito dalle pecore che – sottolinea la Coldiretti – svolgono il lavoro naturalmente pascolando. In questo modo trae vantaggio l’ambiente, essendo le pecore falciatori a impatto zero, ma anche l’allevatore grazie alla disponibilità di un pascolo a fronte di una progressiva riduzione degli spazi verdi e del forte aumento dei costi delle materie prime necessarie all’alimentazione degli animali.

Una scelta ecologica per ridurre l’inquinamento e favorire l’integrazione tra città e campagna. Si tratta di un’alternativa moderna alla transumanza che per secoli ha caratterizzato l’allevamento delle pecore, ma che ora è resa difficile dall’urbanizzazione che ha drasticamente limitato le aree libere al pascolo. Una tendenza che ha ostacolato in molti territori quel lavoro di cura dei prati e del sottobosco svolta nel passato dagli animali al pascolo e ha invece provocato il degrado ambientale e lo sviluppo selvaggio della vegetazione con il rischio incendi che si moltiplica con l’arrivo del caldo.