Su 1.316 esemplari di tartarughe marine comuni (Caretta caretta) analizzati, ben il 58,2% ha ingerito oggetti di plastica, principalmente usa e getta. Sono 804 le tartarughe marine con residui di plastica nell’apparato digerente, mentre altri resti sono stati trovati nei residui fecali di 407 esemplari.
A rilevarlo è il progetto biennale Indicator Impact Turtle (Indicit), finanziato dalla Commissione Europea, partito dalle tartarughe che vivono nel Mediterraneo. Lo scopo è analizzare quale sia il reale impatto della plastica sulla fauna marina. I risultati finali del progetto saranno pubblicati a breve, ma intanto sono stati resi noti questi primi dati.
I risultati del progetto mostrano, inoltre, quanto gli oggetti di plastica si spostino da un mare all’altro per mezzo delle correnti marine, anche su grandi distanze. Ad esempio, nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia è stato rinvenuto l’involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami.
L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca Ambientale (Ispra) è partner del progetto che ha impiegato sul campo ricercatori di sette Paesi: Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Turchia e Tunisia.
L’ampia distribuzione geografica della Caretta Caretta, la presenza in differenti habitat e la caratteristica di ingerire i rifiuti marini fanno della specie un buon indicatore per valutare l’impatto della plastica sulla fauna marina.