Sono 25 milioni gli uccelli selvatici catturati o uccisi nell’intera regione del Mediterraneo. Le 20 aree hotspot, dove avviene la cattura o l’uccisione di circa 8 milioni di uccelli, a maggior intensità di bracconaggio si trovano in quattro Paesi: Cipro, Egitto, Libano e Siria. Si segnalano l’area di Famagusta a Cipro, dove tra i 400mila e 1 milione di uccelli sono illegalmente uccisi o catturati ogni anno, o quella denominata El Manzala in Egitto (fino a 1,1 milioni di uccelli).
La Lipu in occasione della Giornata mondiale degli uccelli migratori (World Migratory Bird Day), istituita nel 2006 per sensibilizzare alla tutela degli uccelli selvatici migratori, riporta i dati del ‘Preliminary assessment of the scope and scale of illegal killing and taking birds in the Mediterranean’, articolo degli scienziati di BirdLife International pubblicato lo scorso 3 marzo nella rivista scientifica Bird Conservation International.
Il più alto numero di uccelli catturati o uccisi nella regione del Mediterraneo si registra in Italia (tra i 3,4 e i 7,8 milioni di uccelli), Egitto (tra i 700mila e i 10,6 milioni) e Siria (tra i 2,9 e i 4,9 milioni). La massima densità di uccisioni-catture si registra invece a Malta (tra i 18 e i 667 uccelli ogni anno per chilometro quadrato), Cipro (146-351 per chilometro quadrato) e Libano (161-335 uccelli per chilometro quadrato).
“E’ allarmante scoprire che nonostante l’impatto positivo della legislazione europea, metà dei 10 Paesi a più alta intensità di caccia illegale sono membri dell’Unione europea – sottolinea Willem Van den Bossche, coautore dell’articolo e Responsabile della Conservazione della Flyway per Europa e Asia Centrale per BirdLife Europa – Ciò indica la necessità di sforzi maggiori per assicurare che la direttiva europea Uccelli sia pienamente implementata a livello nazionale”.
Tra le vittime più frequenti del bracconaggio nel Mediterraneo compaiono il fringuello (2,9 milioni di esemplari uccisi ogni anno), la capinera (1,8 milioni), la quaglia (1,6 milioni) e il tordo bottaccio (1,2 milioni), oltre a specie classificate come ‘vulnerabili’ dalla Lista rossa come il chiurlo maggiore. In Spagna e in Italia tra le specie minacciate che risultano vittime della caccia illegale ci sono il capovaccaio e il nibbio reale, oltre all’aquila imperiale spagnola (in Spagna) e l’anatra marmorizzata (in Italia). Altre specie colpite dalla caccia illegale sono la capinera (1,2-2,4 milioni di individui ogni anno), la tortora selvatica (tra le 300mila e le 900mila) e il tordo bottaccio (tra i 700mila e 1,8 milioni). I dati sono stati raccolti dai partner di BirdLife (per l’Italia lo ha fatto la Lipu) utilizzando una varietà di fonti, come il monitoraggio sulle specie target, pubblicazioni, report e stime fornite da esperti. In molti casi, i numeri sono stati ricavati in base all’uso di reti mist-nets , di trappole e in base ai ricoveri nei centri per il recupero della fauna selvatica.
I dati sull’Italia parlano di una strage di fringuelli (tra i due e i tre milioni), pispole (500-900mila esemplari), pettirossi (300-600mila), frosoni (200mila-1 milione) e storni (100-500mila). Le specie minacciate di estinzione più colpite dalla caccia illegale nel nostro Paese sono l’anatra marmorizzata, da 1 a 5 esemplari colpiti (pari al 50% della popolazione nidificante), il nibbio reale, da 50 a 150 esemplari coinvolti (pari al 30% della popolazione nidificante) e il capovaccaio, tra 1 e 5 esemplari colpiti (20% popolazione nidificante).
“Gli uccelli selvatici, un immenso patrimonio di tutti e che non conosce confini nazionali o internazionali – aggiunge Claudio Celada, direttore dipartimento di Conservazione natura della Lipu-BirdLife Italia – si meritano delle rotte migratorie, dette flyways, più sicure. Chiediamo dunque che l’Europa e l’Italia, quest’ultima in particolare con un Piano antibracconaggio nazionale e un inasprimento delle norme, incrementino gli sforzi per la conservazione e la condanna delle illegalità, prima che sia troppo tardi”.