Per le due colonie di macachi provenienti dall’Università di Modena e dal Coris di Padova non sarà possibile il ritorno in natura ma ad essa gli esemplari si stanno riavvicinando grazie alle strutture create per loro dalla Lav nel Centro di Recupero di Semproniano, in Maremma. Qui hanno riscoperto la vita all’aria aperta e nuove possibilità di interazione (Video).
Gli ultimi arrivati sono i macachi di Padova. “E’ un gruppo di macachi di Giava molto numeroso, composto da 24 femmine e tre maschi, di un’età che varia tra gli 8 e i 22 anni, quindi una colonia prevalentemente composta da individui adulti – racconta Valeria Albanese, keeper – Questa è stata la prima sfida che abbiamo dovuto affrontare perché si tratta di animali che hanno vissuto per un lungo periodo dentro spazi chiusi e in un laboratorio. Le nostre paure iniziali, legate al fatto che non potessero adattarsi velocemente a questi spazi molto aperti, in realtà sono scomparse perché nel giro di una settimana si erano perfettamente adattati: correvano, saltavano e questo ha permesso loro di sviluppare una muscolatura che nel giro di sei mesi si è rafforzata. Questo ha permesso loro anche di rinfoltire il pelo non abituato a climi e temperature così bassi perché nei laboratori avevano una temperatura e un’umidità costanti mentre qui hanno la possibilità di decidere se rimanere all’interno dei ricoveri o di uscire”.
Spazi diversi e possibilità di scelta ma anche nuovi gruppi. “Appena arrivati – continua Albanese – la prima cosa fatta è stata quella di reintegrare i due gruppi di femmine che nel laboratorio erano separati; abbiamo creato un primo gruppo di sole femmine a cui poi sono stati aggiunti i maschi, all’inizio questa integrazione è stata un po’ in tensione ma nel giro di un mese si sono stabilizzati e si sono create le gerarchie. E grazie agli spazi ampi abbiamo modo di distribuire cibo e arricchimenti in modo che ogni individuo riesca a raggiungere la quantità di alimenti di cui necessità giornalmente”.
Non solo macachi. Al Centro di Semproniano, a ridosso della costa dell’Argentario, trovano ospitalità animali esotici e selvatici con diverse storie alle spalle. “In Italia, in particolare per gli animali esotici, esistono solo due centri autorizzati ad effettuare questa attività – spiega Roberto Bennati, vicepresidente Lav– Abbiamo bisogno di incentivare la presenza di queste strutture perché ci sono migliaia di animali oggetto di commercio, di maltrattamento, di confisca che devono trovare una sistemazione”.