In cinque anni gli allevamenti di conigli nel trevigiano, provincia centrale per questa attività, sono scesi da 100 a 40 e uno fra i motivi principali è il mutato atteggiamento del consumatore verso animali in altre parti d’Europa tenuti in casa come fossero cani o gatti.
Se n’è parlato il 19 novembre scorso nel corso di un incontro di Confagricoltura Treviso con il nuovo vescovo, Michele Tomasi. Il presidente regionale dell’organizzazione, Lodovico Giustiniani, ha così colto una sollecitazione del capo della chiesa trevigiana riguardante l’attenzione per il benessere animale.
“Molti stanno chiudendo gli allevamenti dei conigli, che sono visti sempre più come animali da compagnia”, ha affermato Lodovico Giustiniani, presidente regionale Confagricoltura. Per Cristiano Diotto, presidente dei cunicoltori di Confagricoltura Treviso, la flessione del consumo della carne di coniglio si deve solo in parte all’accresciuta sensibilità animalista: “Stiamo parlando di un comparto di nicchia”, ha detto, “rivolto a un animale non facile da allevare e che richiede investimenti importanti. Quindi di un’attività che è stata progressivamente abbandonata a favore di attività agricole più redditizie”.
In ogni caso, per i conigli e per chi ama gli animali, è una buona notizia.
Il dato conferma il calo dei conigli macellati in Italia: dal 2008 al 2018 si ha avuto un tracollo del 40% (dati Istat).
“Queste tendenze ci fanno capire che un cambio di prospettiva nel modo in cui guardiamo gli animali ha un potere enorme e può stravolgere la produzione e i consumi nell’arco di un tempo molto breve”, hanno commentato gli animalisti dell’associazione Essere Animali. “Per i conigli probabilmente è stato più facile, perché da tempo sono diventati comuni nelle nostre case insieme a cani e gatti. Ma ci sono già molti esempi in cui gli animali di solito considerati “da reddito” vengono mostrati in altro modo, basti pensare ai seguitissimi profili Instagram di maialini o galline diventati ormai delle celebrità del web. Possono sembrare aspetti minori, ma riflettono un mutamento di percezione concreto dal grande potenziale. A tutto ciò si affianca il lavoro di sensibilizzazione degli attivisti e le indagini di associazioni come la nostra, che già in passato ha mostrato la crudeltà degli allevamenti di conigli“.