Roma, 22 novembre 2024 – Ieri a Roma, nella Sala stampa della Camera dei deputati, si è tenuta la conferenza stampa sulla proposta, formulata come emendamento alla legge di bilancio 2025, per inserire le etichette Cage-free sui prodotti da filiere senza gabbie. Purtroppo la Commissione Bilancio ha considerato l’emendamento inammissibile, ma la battaglia non finisce qui.

Le associazioni Animal Equality ItaliaAnimal Law ItaliaCiwf ItaliaEnpa, Essere AnimaliHSI/EuropeLavLegambiente e Lndc Animal Protection, a nome della coalizione italiana End the Cage Age, hanno promosso e preso parte alla conferenza stampa dal titolo La fine delle gabbie: opportunità e sfide per sostenere la transizione del settore zootecnico in Italia.

Erano presenti diversi parlamentari delle forze di opposizione che si sono uniti alla richiesta della creazione di un segno distintivo Cage-free, ovvero Senza gabbie, per tutte le specie allevate nell’ambito della specifica etichettatura relativa al Sistema di qualità nazionale per il benessere animale (Sqnba) che sarà sul mercato l’anno prossimo.

Certificazione “cage-free”: perché è importante

La certificazione Cage-free darebbe rilievo positivo ai prodotti provenienti da sistemi che non fanno uso di gabbie. Sono già oltre 1.400 le aziende alimentari europee che si sono impegnate a non utilizzare le gabbie per l’allevamento delle galline per la produzione di uova e ben oltre la metà di queste aziende hanno già realizzato i loro impegni per vendere o utilizzare solo uova cage-free anche per i prodotti confezionati, mentre altre si sono impegnate a eliminare le gabbie per l’allevamento di scrofe e conigli.
In Italia, tre importanti produttori del settore suinicolo hanno preso impegni pubblici e concreti per eliminare le gabbie per le scrofe dalle proprie filiere.

La Commissione Bilancio ha dichiarato l’emendamento inammissibile

I parlamentari presenti hanno raccolto questa istanza presentando un apposito emendamento alla legge di bilancio 2025, con cui è stata chiesta l’introduzione di un chiaro segno distintivo Cage-free all’interno dell’attuale sistema di certificazione Sqnba per valorizzare quella parte del mondo produttivo italiano che ha già fatto investimenti in tal senso. Tuttavia, secondo la Commissione Bilancio, l’emendamento è inammissibile.

In Europa oltre 300 milioni di animali vivono in gabbia

Ogni anno in Europa oltre 300 milioni di animali allevati a fini alimentari – di cui almeno 40 milioni in Italia – trascorrono tutta o gran parte della loro vita in gabbia. Gli animali sono costretti a vivere in ambienti spogli, in condizioni di sovraffollamento o di totale privazione di contatti socialiincapaci di girare su loro stessi o di esprimere anche i più basilari comportamenti naturali della specie. La ricerca scientifica dimostra che le gabbie sono gravemente dannose per la salute degli animali; questo è anche confermato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Durante la conferenza stampa è stata proiettata la video-inchiesta realizzata da Compassion in world farming (Ciwf) in alcuni allevamenti di conigli italiani e polacchi. Le immagini mostrano le drammatiche condizioni in cui vive la stragrande maggioranza dei 14 milioni di conigli allevati.

Aumenta la sensibilità dei consumatori rispetto al tema

In Italia, l’interesse pubblico sul tema è in aumento: lo dimostra l’Eurobarometro 2023 secondo cui il 93% degli italiani ritiene importante che gli animali allevati abbiano spazio per muoversi, sdraiarsi e alzarsi. È evidente anche dal sondaggio realizzato per Essere Animali da Youtrend/Quorum in occasione della campagna Vote4Animals – in vista delle elezioni europee dello scorso giugno – che mostra come 3 su 4 persone vorrebbero la fine delle crudeli pratiche diffuse negli allevamenti intensivi. A livello normativo europeo le cose, anche se lentamente, si stanno muovendo e la transizione verso sistemi senza gabbie da parte delle aziende del settore alimentare è già iniziata, anche grazie alla sensibilità delle cittadine e dei cittadini sul tema. Ora anche l’Italia può fare la propria parte, istituendo un’etichetta chiara e trasparente, nell’interesse di aziende, consumatori e soprattutto animali, e l’impegno preso dalle opposizioni unite di portare avanti questa richiesta in Parlamento è solo il primo passo.

(Fonte: Essere Animali)