Un passo avanti verso il superamento dell’uso degli animali nella sperimentazione. Dagli ingegneri del Massachusetts Institute of Technology (Mit) arriva una tecnologia avveniristica per valutare i nuovi farmaci. Utilizzando una piattaforma microfluidica che collega tessuti ingegnerizzati prelevati da un massimo di 10 organi, i ricercatori sono stati in grado di replicare accuratamente le interazioni delle parti corrispondenti del nostro organismo per diverse settimane. Una sorta di ‘corpo umano su chip’, in grado di consentire agli scienziati di misurare gli effetti di una o più molecole sugli esseri umani, con la promessa di ridurre in futuro i test sugli animali. Questo sistema potrebbe rivelare, per esempio, se un farmaco mirato a trattare un organo avrà effetti avversi su un altro.
Per Linda Griffith, docente d’ingegneria biologica e ingegneria meccanica e fra gli autori senior dello studio, “alcuni degli effetti dei medicinali sono molto difficili da prevedere sui modelli animali. Con i nostri chip puoi distribuire un farmaco e poi cercare gli effetti su altri tessuti, misurandone l’esposizione, ma anche il modo in cui il prodotto viene metabolizzato”. Questi chip potrebbero essere utilizzati per valutare gli anticorpi e le immunoterapie, difficili da testare negli animali perché progettati per interagire in modo specifico con il sistema immunitario umano.
Lo studio, pubblicato su ‘Scientific Reports’, vede fra gli autori anche David Trumper, un professore di ingegneria meccanica del Mit, e Murat Cirit, scienziato del Dipartimento di ingegneria biologica, insieme a Collin Edington e Wen Li Kelly Chen.
“I test preclinici negli animali possono offrire informazioni sui potenziali effetti collaterali”, osserva, dice Griffith, ma non mostrano i potenziali effetti collaterali. Inoltre, i farmaci che funzionano negli animali spesso falliscono nei trial sull’uomo. Gli animali non sostituiscono l’essere umano in tutti gli aspetti necessari per lo sviluppo di un farmaco e la comprensione di una patologia. E questo sta diventando sempre più evidente. Ecco dunque perché il team ha pensato a una tecnologia su chip in grado di offrire un modello del corpo umano più valido, anche se ‘in scala’, per lo sviluppo di nuovi farmaci. Si tratta di un sistema aperto, sviluppato a partire da una tecnologia precedente commercializzata da Cn BioInnovations.
Il team ha creato diverse versioni del chip, collegando fino a 10 mini-organi: fegato, polmoni, intestino, endometrio, cervello, cuore, pancreas, reni, pelle e muscolo scheletrico. Ogni ‘organo’ consiste in un cluster di 1-2 milioni di cellule che non replicano l’intero corrispettivo umano, ma possono svolgerne importanti funzioni. Un ‘paradiso portatile’ per farmacologi e ricercatori.