La Commissione europea deferisce l’Italia di fronte alla Corte Ue per il mancato divieto degli allevamenti in batteria entrato in vigore il 1 gennaio 2012
“La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione europea per non aver attuato correttamente la direttiva 1999/74/CE che vieta l’allevamento in batteria per le galline ovaiole“. Lo fa sapere da Bruxelles l’eurodeputato Alde (Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa) e vice presidente dell’intergruppo Benessere degli animali al Parlamento europeo Andrea Zanoni. “”Ho fatto tutto il possibile per avvisare le autorità italiane del rischio di procedura d’infrazione per questo tipo di allevamento, soprattutto dopo la messa in mora del gennaio 2012. Come spesso accade, la politica nazionale si è rivelata più interessata ai suoi giochi di potere piuttosto che al rispetto delle leggi e del benessere degli animali“.
La direttiva 1999/74/CE prescrive che a decorrere dal 1° gennaio 2012 tutte le galline ovaiole siano tenute in “gabbie modificate” con spazio per fare il nido, razzolare e appollaiarsi, ovvero in sistemi alternativi. Il 26 gennaio 2012 la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora con cui chiedeva alla Grecia e all’Italia, assieme ad altri 11 Stati membri dell’UE, di adempiere alla nuova normativa europea. A ciò ha fatto seguito un parere motivato inviato il 21 giugno 2012. Sui 13 Stati membri che hanno ricevuto lettere di sollecito ad attuare adeguatamente tale direttiva soltanto due continuano a non essere a norma: Italia e Grecia.
“Ancora una volta paghiamo l’allergia alle regole delle autorità italiane e il loro totale disinteresse per il benessere di povere galline costrette a vivere in uno spazio grande come un foglio di carta”, continua Zanoni. “Nonostante i vari avvisi di Bruxelles, e in miei personali avvertimenti, l’Italia ha continuato a fare orecchi da mercante, e questi sono i risultati”.
La Commissione europea attira l’attenzione anche sul fatto che la mancata attuazione del divieto di gabbie “non modificate” mette in situazione di svantaggio le aziende che hanno investito per adeguarsi alle nuove misure.
Antefatto
La direttiva 1999/74/CE prescrive che a decorrere dal 1° gennaio 2012 tutte le galline ovaiole siano tenute in “gabbie modificate” con spazio per fare il nido, razzolare e appollaiarsi, ovvero in sistemi alternativi. La gabbie possono essere usate soltanto se offrono a ciascuna gallina una superficie pari ad almeno 750 cm², un nido, lettiere, posatoi e dispositivi per accorciare le unghie, consentendo così alle galline di soddisfare i loro bisogni biologici e comportamentali.
Il 26 gennaio 2012 la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora con cui chiedeva alla Grecia e all’Italia, assieme ad altri 11 Stati membri dell’UE, di adottare azioni per ovviare alle carenze nell’attuazione della legislazione unionale sul benessere degli animali e, in particolare, di porre in atto il divieto di gabbie “non modificate” per le galline ovaiole che si applica dal 1° gennaio 2012. A ciò ha fatto seguito un parere motivato inviato il 21 giugno 2012.
Finora la Grecia e l’Italia, nonostante ripetuti solleciti della Commissione a risolvere la situazione, non hanno ottemperato adeguatamente alla pertinente normativa dell’UE. La Commissione si attende che questi Stati membri si mettano a norma.