Li conosciamo come cani del soccorso alpino, o cani da valanga: sono quei cani speciali che grazie al loro fiuto riescono a salvare centinaia di vite umane sepolte sotto valanghe o sotto le macerie causate da frane e terremoti. Sono loro, insieme ai propri conduttori (l’umano con cui fanno squadra), che rappresentano l’eccellenza, il perfetto affiatamento che nasce dalla collaborazione uomo-cane.

In principio venivano utilizzati soprattutto i San Bernardo, ma oggi le unità operative si avvalgono soprattutto di pastori belga Malinois dall’olfatto infallibile, di labrador specializzati nella ricerca e di pastori tedeschi. Ma più che ad una razza specifica si bada a determinate caratteristiche fondamentali che li rendano adatti a questo tipo di lavoro e al difficile addestramento della scuola del soccorso alpino ij vista del conseguimento del brevetto. L’addestramento alla ricerca di dispersi inizia fin dai primi mesi di vita, con giochi adatti ad accrescere questa capacità e che li rendano pronti a tutto.

Sono cani dotati di un coraggio particolare, abituati a lavorare su terreni impervi, su creste in altitudine, ad arrampicarsi sulla roccia con l’imbracatura, pronti a seguire il proprio conduttore ovunque, perfino a farsi calare da un elicottero per arrivare dove i soccorsi non arriverebbero altrimenti. Tutto questo è possibile grazie all’affiatamento con il proprio umano in un rapporto che si basa sulla fiducia ed il rispetto reciproci. “Li chiamiamo angeli delle nevi, angeli senza ali ma con un cuore enorme e tanta voglia di giocare”, spiega a YouAnimal.it Paolo Cortelli Panini del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas). “Sono animali che ogni giorno seguono il proprio conduttore con dedizione e passione in un lungo ed interminabile allenamento”.

La storia. Se la collaborazione tra umani e cani si perde nella notte dei tempi, l’utilizzo dei cani nelle squadre del soccorso alpino italiano risale all’aprile del 1960 in Alto Adige, quando un giovane meticcio di nome Mohrele si mise ad abbaiare e scavare nel punto in cui l’anno precedente era caduta una slavina. Attirato da questo strano atteggiamento il suo umano, si mise a scavare insieme a lui e rinvennero il corpo del parroco che in tanti avevano cercato a lungo. Da questa esperienza iniziò un percorso di formazione che portò nel 1966 proprio in Alto Adige, nella cittadina di Solda, alla creazione del primo corso nazionale per unità cinofile.

La scuola. Ad oggi, la scuola nazionale di unità cinofile da valanga conta 15 istruttori distribuiti su tutto il territorio nazionale, forma ogni anno molti giovani pet ed i loro conduttori per muoversi in totale sicurezza in ambiente montano e soprattutto addestra i cani a migliorare l’utilizzo del fiuto per ritrovare persone disperse o sepolte dalle valanghe. Il corso ha una durata di due anni e rilascia il brevetto di unità cinofila.

cane valanga